WALTER MAZZARRI, CAPITANO CORAGGIOSO

02.05.2013 16:11

Un vero capitano non abbandona la nave. Un vero capitano affonda insieme al vascello e all’equipaggio. Un vero capitano difende tutti i suoi uomini, dal mozzo al nostromo, e li sprona affinché diano il massimo nel corso della traversata, per quanto lunga e piena di pericoli possa essere, perché una squadra ben condotta può affrontare e superare ogni ostacolo. E se qualcosa dovesse andare storta è pronto ad assumersi tutte le responsabilità, perché un vero capitano difende il suo equipaggio, e sa che è quello il suo ruolo.

Walter Mazzarri, dall’ottobre del 2009 ad oggi, è stato un vero capitano: ha dato un’identità alla sua squadra, è riuscito in imprese straordinarie, ha tramutato diamanti grezzi in pietre preziose. Ad ogni fine stagione, ogni volta che ha attraccato la nave al porto, è sempre stato accolto da applausi, anche quando si sapeva che si sarebbe potuto fare di meglio, perché la sua dedizione al lavoro e la sua gestione dell’equipaggio sono encomiabili. È riuscito a mantenere la concentrazione alta, sempre: ha spronato tutti a dare il meglio di sé e a sudare la maglia, portandoli fin dove non si credeva si potesse arrivare. E, se si vuole trovare un suo limite, sta nel fatto d’aver guardato le colonne d’Ercole ed essere tornato indietro, senza rischiare di superarle. Per molti è stato un errore, come la gestione dei giovani o la sua poca duttilità tattica. Ma i veri capitani, si sa, sono cocciuti: hanno le proprie idee e le portano avanti senza paura, senza farsi influenzare dall’ambiente esterno, per quanto possa essere infiammato.

Eppure anche i veri capitani, dietro quei visi concentrati e inespressivi, sono pieni di dissidi. Ed ora lo è anche il capitano Walter. Davanti a sé il mister azzurro ha due strade: provare finalmente a superare le colonne d’Ercole con il Napoli, oppure cambiare porto per lanciarsi in imprese senza pressione. È diviso, Walter, perché sa che veleggiare verso lidi sconosciuti è un rischio, e bisogna ben valutare se correrlo o no. La scelta non è certo semplice, ed il capitano è sempre stato coerente nel parlare delle sue decisioni: attracchiamo la caravella al porto, poi ne discutiamo.

Ed invece il suo tentennare e il non parlare del proprio futuro genera, sulla terraferma, addirittura rimproveri: Mazzarri viene accusato di destabilizzare l’ambiente e di mancare di rispetto ai tifosi. La cosa fa riflettere, sapendo che viene da importanti firme del giornalismo sportivo napoletano. Eppure, le opinioni di queste grandi firme vanno prese per quello che sono: opinioni. E, soprattutto: opinioni di chi, durante l’anno, più che parlare di calcio prova di tutto per destabilizzare la piazza, dividendosi fra dietrologie e chiromantiche previsioni. È una casta che non chiede: pretende. E pesa le proprie parole come sassi, quando in realtà dovrebbero essere piume. Schiodiamoci dall’ipse dixit: anche i baroni del giornalismo devono riempire le pagine, e la polemica contro Mazzarri è uno dei loro cavalli di battaglia – stavolta lo tacciano di scorrettezza, quando una delle qualità del mister è proprio la coerenza sui tempi di discussione del suo contratto: “a fine stagione ne parleremo”: non ha mai detto altro.

E mentre loro si sbracciano e si sgolano, il capitano Walter sta rientrando in porto dopo un risultato importante. E quando sta a prua, con Napoli all’orizzonte, c’è da scommetterci che sta pensando a cosa fare, una volta raggiunta la meta: andar via, ancora una volta da vincitore, oppure rimanere, e finalmente realizzarsi? Si concluda il viaggio, prima. E poi, decida. Con la consapevolezza che, qualunque sia la sua scelta, quando arriverà al porto sarà accolto da uno scrosciare di applausi.